Marius L. – 28.08.2024.. Creatori della propria realtà.-
Noi siamo i Creatori. Per diritto di essenza e di casato.
Tutto ciò che ci circonda è frutto di una qualche idea nella nostra mente, o nella mente di qualcuno del quale condividiamo la percezione.
E non vale solo per noi. Allo stesso modo, anche l’essere più piccolo, purché intriso di realtà, detiene la medesima condizione di base dell’intera manifestazione.
Pur essendo noi i creatori di ciò che riproduce l’arco complessivo delle nostre sperimentazioni però, non avendone l’esatta consapevolezza, siamo, e ci sentiamo, su questa densità, perennemente presi da malintesi, pecche e debolezze, che continuano a suggestionare ogni nostra esistenza.
Questo è un piano fortemente manipolato. E non aiuta l’oblio che siamo suggestionati ad accettare, per varie ragioni più o meno lecite, su chi siamo, e su tutti i nostri trascorsi nelle varie direzioni del tempo, comunque dovessimo intenderlo.
Invece da agire da primi attori coscienti ed informati, la cosa che più spesso accade è che ci facciamo pesantemente orientare, e manovrare, nelle nostre realizzazioni.
Conservando un bassissimo livello di autostima, grazie a preoccupanti, e oculatamente generate, falle nella prima educazione, in tutti i livelli di istruzione, e, soprattutto, in tutte le aree della consapevolezza sociale, siamo indotti a ritenere di non avere valore alcuno, e, di conseguenza, di non meritare alcunché, men che meno di essere felici - in modo da rendere vita facile ai controllori oscuri, ai quali, per nostre varie forme di ignoranza, abbiamo fatto credere di poter essere i padroni del mondo – nel portarci in molti modi, grazie anche alle risorse, a livello soprattutto di tecnologia, possedute, a creare ciò che conviene principalmente, se non esclusivamente, a loro, e che, molto spesso, è altresì foriero, in maniera anche molto funesta, di danni enormi nei nostri confronti e nelle nostre concretezze.
E, si ripete, è solo questione di una mancata conoscenza che peraltro siamo stati, fin dalla nascita, veicolati a non cercare e, addirittura, a rifiutare.
Questa dimensione è piena di credenze, convincimenti, pregiudizi, che altro non sono che idee, tra le innumerevoli, dei creatori di questo e dei tanti universi esistenti, e basi di indagine delle indefinite possibilità della Sorgente primigenia.
Nessuna di queste idee è superiore ad un’altra, stante la premessa di cui prima.
Eppure per alcune di esse siamo pronti a tutto.
Così, nascono anche le religioni, i profeti, e gli dei, ai quali ultimi diamo il potere di rispondere alle nostre suppliche, anche se non avrebbero mai potuto farlo senza l’energia da noi stessi a loro indirizzata.
Ma questo piano è altresì pieno di dei che abbiamo elevato a tale rango e posizione nel contesto vissuto.
Sono le stelle, dello sport, dello spettacolo, di alcune fisionomie della scienza, le quali che anch’esse adoperano la forza che, per varie ragioni, inviamo nei loro confronti, per raggiungere i loro scopi e fare avverare i loro sogni. Cosa che potrebbe essere nulla di male per loro, seppur lo sia certamente, almeno nelle forme più estreme, per noi e le nostre esistenze.
Non che non bisogna applaudire e celebrare il talento, in qualunque modo si presenti.
Si tratta di tutt’altro.
Il fatto è che siamo qui, e non potrebbe e non dovrebbe essere altrimenti, per vivere la nostra vita, e non quella di altri. E in maniera diretta, non di riflesso.
Perché sono solo le esperienze che in piena presenza facciamo che nutriranno la nostra anima, arricchendo così anche la conoscenza del primo creatore, senza farci perdere negli aneliti delle altrui movenze [peraltro anch’esse disperate].
Si può dire che anche quella, l’azione che ci fa cedere tutte le nostre energie, è alla fine una esperienza, che, magari, dovrà essere completata prima di comprendere che non abbiamo più bisogno di ripeterla.
Tuttavia, considerazione ragionata porta a stimare lo sport, lo spettacolo, e i vari protagonisti ai livelli di copertina e non, come ampiamente utilizzati proprio per le miriadi attività di controllo delle menti dei popoli, al fine di distrarle, ad esempio, dai veri problemi, che invece, se unite, sarebbero risolti più facilmente, per dividerle, ancora, mettendo l’una contro l’altra, indebolendole e intontendole, e facendo disperdere le loro energie nel nulla, invece che vivere e assurgere al proprio ruolo di re della relativa realtà. Namasté.. Marius L.